Un’alga bruna minaccia le colonie di gorgonie nei fondali delle Tremiti
È una specie invasiva ed ha colpito due aree dell’arcipelago: “Punto 55” dell’isola di San Domino e Punta Secca dell’Isola di Caprara. Gli effetti sull’habitat marino sono preoccupanti: il 60% delle gorgonie è morto in soli quattro mesi
L’alga bruna appartiene infatti alla specie sporochnus pedunculatus: cresce molto velocemente e i talli possono raggiungere i 50 cm di lunghezza. La sua regressione, al contrario, è molto lenta, tende a ricoprire totalmente le gorgonie (Paramuricea clavatae) fino a soffocarle e non permette ai polipi di nutrirsi. A luglio 2018 è stata avvistata per la prima volta da alcuni esperti del Laboratorio del Mare Marlintremiti nel “Punto 55”, nei fondali dell’isola di San Domino, tra i 32 e i 38 metri di profondità. Il pericolo è emerso però tra maggio ed agosto: in soli quattro mesi il 60% delle gorgonie è morto. La stessa alga in cinque giorni ha ricoperto le gorgonie di un altro sito naturalistico dall’infinita bellezza: la secca di Punta Secca dell’Isola di Caprara. La sua permanenza mette a rischio la vita del 90% delle gorgonie presenti sulla dorsale rocciosa compresa tra i 30 e 36 metri di profondità.
«Dal 2000 – spiega Adelmo Sorci, responsabile delle attività di ricerca ed esplorazione di Marlintremiti – monitoriamo ogni giorno la Riserva naturale marina Isole Tremiti, non avevo mai visto quest’alga prima dello scorso anno e lo sviluppo così importante in pochi giorni ci ha messo in allarme. La presenza dell’alga bruna impedisce alle gorgonie di nutrirsi e riducono la loro sopravvivenza. Anche i piccoli molluschi hanno difficoltà a vivere normalmente. Se il fenomeno persiste il rischio è la migrazione di alcune specie. La presenza di quest’alga, dall’accrescimento allo sviluppo rapido e massivo, non è stato mai segnalato negli anni precedenti e, viste le conseguenze, riteniamo importante studiare quali fattori possano favorirne la presenza e lo sviluppo. Il fenomeno non è da confondere con la ‘mucillagine’ frequentemente osservata sui fondali delle Isole Tremiti». Il Laboratorio del Mare ha segnalato la questione all’Ente Parco del Gargano, al Ministero dell’Ambiente e all’Università di Bari per collaborare negli studi e nelle ricerche al fine di salvaguardare le colonie di gorgonie.
«Di molti eventi – conclude Sorci – si può essere solo spettatori e a volte è difficilissimo intervenire. Purtroppo si è sempre pensato che il mare possa assorbire tutto ma non è così. Non possiamo più ritrovare il mare di 40 anni fa. Assistiamo a fenomeni globali inarrestabili ma possiamo provare a ridurli. Tutto ciò che avviene nel mar Mediterraneo altera gli ecosistemi. Gli eventi catastrofici sono capitati anche nei tempi passati. Però la cosa più importante è tenere il fenomeno sotto controllo e monitorare. Il mare è un bene prezioso. Bisogna essere propositivi e investire nel turismo e contemporaneamente nella ricerca». L’attività di ricerca è vitale per i nostri ambienti marini. Anche noi siamo essenziali in questo processo e possiamo dare il nostro contributo: il mare non è una discarica ma è casa nostra. Va protetto, per noi e per il futuro del nostro pianeta.