Le grotte marine delle Tremiti nella ricerca speleologica “Phreatic”
Gli speleologi subacquei misurano la salute del mare esplorando le grotte sommerse
“Citizen science” e ricostruzioni in 3D, questi i due binari su cui viaggia il nuovo corso della speleologia e speleologia subacquea. Il progetto, denominato Phreatic, interessa diversi centri d’Italia parte dalle grotte sommerse del Golfo di Orosei e arriva sino alle Tremiti
di Davide Madeddu
Tecnologia e ricerca scientifica per conoscere le grotte subacquee e promuovere turisticamente i territori. O meglio, “Citizen science” e ricostruzioni in 3D, questi i due binari su cui viaggia il nuovo corso della speleologia e speleologia subacquea.
Il progetto, denominato Phreatic, interessa diversi centri d’Italia parte dalle grotte sommerse del Golfo di Orosei e arriva sino alle Tremiti.
A portarlo avanti dal 2014 (è terminato nei giorni scorsi) sotto il patrocinio della Società speleologica Italiana, gli speleosub volontari in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e la Global Underwater Explorers.
Nel corso degli anni gli spelosub hanno prelevato, “su base regolare,” campioni di sedimenti dalle grotte del Bel Torrente, Bue Marino e Utopia, per consentire ai ricercatori Ispra di testare l’applicabilità di specifici indicatori ambientali, i foraminiferi bentonici ( “conchiglie” di dimensioni di pochi micron e visibili solo al microscopio, ma considerati dalla scienza un valido strumento di valutazione dello stato ambientale di diversi habitat), che vivono nei sedimenti di molti habitat, incluso quelli estremi come le grotte marine del bacino mediterraneo.
«Dopo averne riscontrato la presenza anche in ambienti di grotta, i ricercatori stanno studiando in dettaglio come variano le associazioni di questi organismi al variare delle condizioni ambientali – chiariscono dalla società speleologica Italiana -. Uno studio simile è stato condotto solo in zone tropicali come le grotte delle Bermuda, ma grazie a questo progetto sono stati scoperti alcuni esemplari di foraminiferi anche qui in Italia, rendendo questa ricerca un unicum, se si considera l’ambiente temperato».
Attraverso le nuove tecnologie i ricercatori hanno lavorato anche alla mappatura delle ossa di foca monaca mediterranea (Monachus monachus), oggi inserita nella lista rossa Iucn (International Union for Conservation of Nature) delle specie a rischio di estinzione.
«Ogni anno, sono almeno 50 gli speleosub che vengono da tutta Europa, America e Asia per offrire il loro aiuto ai ricercatori che non possono arrivare in luoghi così remoti – chiarisce Andrea Marassich, speleosub triestino, Presidente e Coordinatore del progetto Phreatic -. Ad oggi abbiamo presentato i risultati e la documentazione fotografica in Italia e in diversi congressi scientifici all’estero, ma con il sostegno di enti e istituzioni potremmo realizzare mostre immersive e musei virtuali per portare bambini e adulti a scoprire quelle meraviglie sommerse».
Per Vincenzo Martinucci, presidente della Società speleologica Italiana gli speleosub presenti in Italia sono «una risorsa umana e tecnica importante che può essere valorizzata attraverso progetti di scienza partecipata».
«Grazie alle loro competenze e alla disponibilità delle nuove tecnologie digitali – aggiunge -, riescono a esplorare luoghi ancora sconosciuti e a raggiungere più facilmente habitat, asciutti e sommersi, ancora poco studiati a causa delle difficoltà di utilizzo dei metodi scientifici tradizionali». L’ ambizione è «andare oltre la ricerca scientifica, e utilizzare questi nuovi strumenti per sensibilizzare i cittadini sulla necessità della tutela di questi delicati habitat e valorizzare e promuovere il territorio anche sotto il profilo turistico».
Fonte: Il Sole 24 ore – https://www.ilsole24ore.com/art/gli-speleologi-subacquei-misurano-salute-mare-esplorando-grotte-sommerse-AC89G13?fbclid=IwAR1U-e9fq_zaxATS72yEA7z1hdJQFAAre_rHhBMjFQaAzEnxN0AYN_1QP10&refresh_ce=1